Maurizio Cammillini, morto al secondo giorno di lavoro in prova per consegnare pizze. USB: uno scenario di guerra

Firenze -

 

E’ morto un altro lavoratore, un ragazzo di nemmeno trent’anni, un precario, uno sfruttato, un lavoratore la cui condizione è sempre più diffusa e in espansione.

Lavori sottopagati, precari e da fare in competizione con gli altri lavoratori, perché Maurizio Cammillini doveva correre, essere più veloce degli altri altrimenti non avrebbe guadagnato i suoi 20 euro, altrimenti non sarebbe stato confermato. Era il suo secondo giorno di lavoro e di prova e, come documentato da un articolo de “Il Tirreno – Pisa” dell’8 settembre, già la prima sera gli erano stati dati 17 euro anziché 20 perché ‘le consegne erano state fatte in ritardo’.

La sequenza di omicidi, perché di questo si tratta, va fermata, immediatamente. Non si può più assistere inermi ad una vera e propria strage, che vede tre lavoratori perdere la vita ogni giorno nel paese.

 

Occorre denunciare le responsabilità politiche di chi ha spalancato le porte a questa condizione di precarietà e rischio per milioni di lavoratori, attraverso leggi e provvedimenti governativi che hanno visto tutti i partiti di governo di centro destra e centro sinistra gareggiare nella protezione degli interessi del padronato e nella durissima penalizzazione del mondo del lavoro, producendo un mondo del lavoro dove lo sfruttamento e la mancanza di tutele si sono trasformate in leggi, dal Pacchetto Treu sino alla legge Fornero e al Jobs Act. Politiche coperte e legittimate dai sindacati concertativi, quella triplice sindacale (CGILCISLUIL) che ha inserito la precarietà nei contratti collettivi nazionali e niente ha fatto in questi anni per contrastare le politiche governative.

 

Occorre una grande mobilitazione generale del mondo del lavoro che imponga alle aziende al rispetto delle norme di sicurezza, bloccare la scientifica riduzione dei servizi ispettivi attraverso un suo forte potenziamento, l'internalizzazione dei servizi ceduti in appalto, il divieto del subappalto, la cancellazione della precarietà, la riduzione dei ritmi e dei carichi di lavoro.

 

Infine, occorre portare questa mobilitazione sui nostri territori, individuando in ogni posto di lavoro le macroscopiche criticità causate dall’incuria dei minimi requisiti di sicurezza, al fine del massimo profitto a favore di aziende, grandi e piccole.

 

USB esprime vicinanza alla famiglia e condanna duramente una situazione che vede la morte dei lavoratori come uno degli effetti drammatici di queste nuove forme di sfruttamento intensivo.

 

Nei prossimi giorni ci mobiliteremo perché questo ennesimo omicidio non venga archiviato come tanti altri avvenuti recentemente anche sui nostri territori, alla Revet di Pontedera, dove il 26 settembre 2017 ha perso la vita Fabio Cerretani, ai cantieri navali di Pisa, dove il 14 febbraio scorso è morto Alessandro Colombini.

 

USB Federazione di Pisa