13 giugno ore 14 piazza di Montecitorio, dalle periferie riparte la lotta alle disuguaglianze

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Il prossimo 13 giugno è stata indetta una manifestazione davanti al Parlamento a Roma da un’assemblea tenutasi a Napoli lo scorso 29 aprile*, promossa dalla Federazione sociale dell’USB, ed alla quale hanno partecipato diverse realtà sociali organizzate. Al centro della mobilitazione è stato posto il tema delle disuguaglianze sociali che in Italia in questi anni sono aumentate in modo esponenziale. Recentemente l’Istituto Cattaneo di Bologna ha segnalato come il 20% più ricco in Italia si accaparri quasi il 70% di tutte le ricchezze in patrimoni e liquidità. I più poveri invece vedono continuamente ridursi le risorse a loro disposizione. E mentre l’1% più ricco della popolazione italiana è ora in possesso del 20% delle ricchezze del paese, il numero dei poveri assoluti è arrivato a sfiorare i 5 milioni.

Non è difficile intuire da dove derivi questo impressionante spostamento di risorse verso la parte più ricca della popolazione: disoccupazione a due cifre, salari sempre più bassi, fortissima evasione fiscale, privatizzazione dei servizi e distruzione del welfare universale, aumento dello sfruttamento del lavoro, flessibilità e precarietà fino alla diffusione del lavoro gratuito (ora anche nelle scuole) ed alla sua decontrattualizzazione, con pesanti ricadute anche sulla sicurezza e la tutela della salute di chi lavora. Questa lettura della situazione fatica tuttavia a farsi strada. Quello che ci viene raccontato è invece che il paese soffre di una bassa produttività che deprime la capacità competitiva del sistema Italia e che pertanto la ricetta fondamentale è quella di contenere il deficit pubblico per drenare risorse verso le imprese.

I recenti risultati elettorali hanno detto però in modo inequivocabile che queste vecchie ricette non convincono più nessuno e che il paese è stanco e vuole voltare pagina. Ora è il momento di cambiare davvero.

I lavori della Commissione parlamentare sulle periferie, conclusisi a gennaio del 2018, hanno stabilito in modo inequivocabile che le fonti primarie del disagio sociale e della povertà nel nostro paese sono il dramma degli alloggi e la mancanza di lavoro e di reddito. Se non s’interverrà su questi due punti focali, in cui si manifesta maggiormente la questione delle disuguaglianze, non sarà possibile produrre alcun effetto di concreto cambiamento.

La manifestazione del 13 giugno pone al centro esattamente queste due grandi questioni, mettendo in campo diverse articolate piattaforme dense di proposte concrete. La questione casa è innanzitutto questione di rilancio delle politiche pubbliche a sostegno degli alloggi popolari, ma abbraccia anche il grande tema delle periferie e di tutti i territori abbandonati, a cominciare dalle zone devastate dai terremoti e da altre catastrofi naturali. Le popolazioni vittime dei terremoti soffrono lo stesso abbandono al quale sono stati condannati gli abitanti delle tante periferie metropolitane. La rivendicazione del diritto all’abitare come diritto a vivere dignitosamente, come ampiamente riconosciuto dalla nostra Costituzione e da una lunga serie di solenni Dichiarazioni internazionali, regolarmente sottoscritte dall’Italia, riguarda pertanto tutti i cittadini che non possono sostenere la spesa per l’abitazione, perché superiore ai mezzi di cui dispongono.

La questione del lavoro, del reddito e delle pensioni riguarda invece la necessità di combattere la diffusione di lavori mal retribuiti e senza tutele che hanno peggiorato pesantemente le condizioni di vita di una larga fetta della popolazione. Distribuire un reddito minimo non può avere la funzione di obbligare le persone a lavorare, perché il lavoro dignitoso in Italia è diminuito vertiginosamente e l’obbligo ad accettare un lavoro corrisponderebbe a dover accettare il supersfruttamento e salari al di sotto della dignità. Le prospettive prossime, peraltro, ci dicono di ulteriori clamorose riduzioni di personale in moltissimi settori. Quella che va operata perciò è una forte redistribuzione delle risorse, una riduzione dell’orario di lavoro ed un rilancio dei lavori pubblici. L’Italia è al penultimo posto in Europa nella percentuale di addetti della P.A. rispetto al totale degli occupati. Per raggiungere le percentuali di Francia e Regno Unito ci servirebbero 2,5 milioni di nuovi assunti nella Pubblica Amministrazione. E a denunciarlo non siamo noi dell’USB ma l’Adapt, l’Associazione per gli studi sul lavoro e le relazioni industriali, che era stata fondata da Marco Biagi.

Casa, reddito, rilancio dell’economia pubblica e salvaguardia del territorio sono quindi gli assi fondamentali sui quali è possibile produrre un cambiamento concreto per la vita di milioni persone in Italia. Certo questo è possibile solo riacquistando la possibilità di decidere del proprio futuro, svincolandosi dai diktat odiosi dell’Unione Europea e per farlo ci vogliono governi coraggiosi e disposti a puntare i piedi.

Rimettere al centro la lotta alle disuguaglianze significa però anche combattere quella narrazione tossica secondo la quale all’origine delle nostre difficoltà ci sarebbe la crescente presenza dei migranti. Non solo perché negli ultimi anni la popolazione italiana non è aumentata: per tanti stranieri che arrivano ci sono altrettanti italiani che vanno altrove. Ma soprattutto perché il vero fenomeno che sta distruggendo le nostre vite è la concentrazione delle ricchezze in poche mani, che non sono certo quelle dei migranti. Piuttosto essi sono parte integrante di quel fronte che rivendica più equità nella distribuzione delle risorse e risposte concrete alla richiesta di casa, lavoro e servizi sociali.

La manifestazione che proponiamo vuole sollecitare l’apertura di tavoli negoziali con le forze politiche presenti in Parlamento e la definizione di una “Agenda Sociale” che vincoli l’azione del nuovo governo. Lavoratori a basso reddito e precari, autonomi o dipendenti, disoccupati, pensionati al minimo, abitanti dei quartieri popolari, studenti schiacciati dall’alternanza scuola-lavoro, migranti sotto ricatto della relazione tra contratto e permesso di soggiorno, insomma tutta la grande periferia sociale e geografica del paese riprende la parola e reclama di essere ascoltata.

Il 13 giugno bisogna rimettere il discorso nel verso giusto: per riprenderci il futuro dobbiamo combattere le disuguaglianze sociali.

 

*Appello in allegato

 

Federazione del sociale