Una Commissione senza alcuna Garanzia

Nazionale -

Nella giornata di ieri la Commissione di Garanzia dell'attuazione della
legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali ha presentato la
relazione annuale sull'attività svolta nel 2017.


Ad ospitare la Commissione per la presentazione della relazione è stato
il Parlamento. Scelta non casuale a nostro avviso, visto il richiamo del
Presidente Giuseppe Santoro Passarelli sulla necessità di modificare la
legge del 1990 che regolamenta il diritto di sciopero, considerata ormai
superata. Come non casuale appare un'analisi fuorviante degli scioperi,
interpretati per delimitarne ulteriormente gli spazi, anziché
comprenderne le ragioni.


Ad esempio, emerge un innalzamento del numero degli scioperi soprattutto
nei pubblici servizi, come nell'igiene ambientale e nei trasporti, da
parte dei sindacati definiti "meno rappresentativi", ai quali però si
riconosce la capacità di portare a casa quasi sempre un'elevata adesione
dei lavoratori. Solo questo basterebbe a far comprendere alla
Commissione di dover aumentare la vigilanza sui comportamenti scorretti
delle aziende, causa inequivocabile del malcontento dei lavoratori e
prevedere sanzioni più aspre nei loro confronti. Al contrario la
Commissione suggerisce di modificare la legge sulla rappresentatività
per evitare che le OO.SS. maggiormente conflittuali possano proclamare
scioperi, demandando alla maggioranza delle Rsu o ancor peggio ai soli
sindacati confederali l'esercizio di questo diritto.

Sindacati concertativi ai quali va il plauso della Commissione per il basso
ricorso alle azioni di sciopero e solo in occasione dei mancati rinnovi
contrattuali. Per questo motivo, a fronte di una non esplicita ma
evidente pace sociale, il Presidente Santoro Passarelli chiede al
Parlamento di garantire un intervento tempestivo a garanzia di una
maggiore puntualità nell'apertura delle trattative, in caso di scadenza
contrattuale.

Ma la Commissione ha avuto l'ardire di andare ben oltre dall'indicare
alla politica cosa fare e come farlo, addirittura prevedendo di essere in
grado di intervenire in caso di malattie di massa o di assemblee
sindacali"sospette", laddove ne ravvedesse l'ipotesi di tentativi di
raggiro della L.146/90. La tesi sostenuta è quella di garantire i diritti previsti dalle norme costituzionali. Ma così facendo la Commissione di Garanzia sembra aver dimenticato l'art. 17 che garantisce la libertà di riunione, l'art. 21 che difende il diritto di tutti di manifestare liberamente, gli articoli 18 e 39 che danno piena libertà di scelta e di associazione della rappresentanza sindacale e lo stesso art. 40 che difende il diritto di sciopero o la legge 300/70 che tutela la dignità e la libertà dei lavoratori, in tutte le sue forme.


I lavoratori sono prima di tutto cittadini e le loro rivendicazioni sono
rivolte al miglioramento delle loro condizioni, a quelle delle loro
famiglie e di tutti i cittadini, attraverso la difesa di servizi pubblici
di qualità.


Anni di scelte scellerate della politica hanno prodotto l'inosservanza di molti diritti costituzionali, sociali ed economici del nostro paese. Solo un occhio poco attento e lontano dai reali bisogni dei cittadini potrebbe favorevolmente accogliere le richieste messe sul piatto dalla Commissione di Garanzia, senza tener conto che le imprese e la politica non hanno  rispettato in questi anni i diritti costituzionali.

 

Ci auguriamo che il neo Parlamento scelga di confrontarsi con le Organizzazioni Sindacali che, come la nostra, praticano quotidianamente la difesa dei diritti dei cittadini e dei lavoratori e che su questo si costruisca un reale cambio di rotta.



FabiolaBravi
USB Esecutivo Lavoro Privato Roma