Telecom e Alitalia - l'Italia sta ormai diventando una colonia

Tomaselli (USB): Nazionalizzare le attività produttive

Nazionale -

“Negli ultimi decenni le attività industriali e quelle relative ai servizi cedute ad imprenditori esteri sono aumentate in modo esponenziale. Non esiste più un settore produttivo strategico o comunque caratteristico del nostro paese che sia interamente o prioritariamente in mani italiane”, dichiara Fabrizio Tomaselli dell'Esecutivo nazionale di USB.

“In queste ore, mentre la Fiat è sempre più americana con i soldi degli italiani, si decidono le sorti di Alitalia e il probabile passaggio totale ai francesi, mentre Telecom passa in mano agli spagnoli. Senza parlare poi dell'acciaio che i Riva hanno trasformato in un'arma letale contro i lavoratori e la città di Taranto”, prosegue il rappresentante sindacale.

“Qualcuno tenta di giustificare il tutto con la “globalizzazione” dei mercati, sostenendo che chi si oppone è un nostalgico nazionalista. Del tutto falso!” prosegue Tomaselli, “noi non siamo nazionalisti, non riteniamo che un padrone italiano sia migliore o peggiore di un francese o un tedesco, ma siamo convinti che le attività strategiche di un paese debbano rimanere sotto il controllo del pubblico e dello stato, che l'Italia sia ormai diventata una colonia dove i predatori di turno possono muoversi ed operare liberamente.”

“E' per questo - conclude il sindacalista di USB, che riteniamo che Ilva, Fiat, Alitalia, Telecom e tante altre aziende come queste debbano essere nazionalizzate e rappresentare un vero patrimonio del sistema pubblico italiano. Se questo vuol dire disconoscere accordi e meccanismi economici internazionali ritenuti ormai cogenti soltanto per i paesi più deboli, allora vuol dire che questi accordi vanno rigettati e disconosciuti, aprendo una stagione di riappropriazione dei mezzi di produzione e degli strumenti attraverso i quali far sviluppare l'occupazione, migliorare lo stato sociale e creare le condizioni di un concreto sviluppo dell'economia reale, contro le politiche delle banche, delle istituzioni economiche internazionali e le speculazioni finanziarie. Ed è anche per questo che il 18 ottobre sarà sciopero generale.”