FONDI PENSIONE IN AFFANNO: SCARSA ADESIONE E IL 22% NON CE LA FA A PAGARE I CONTRIBUTI. USB: RAFFORZARE LA PREVIDENZA SOCIALE PUBBLICA

In allegato il volantino

Nazionale -

I fondi pensione non sfondano, ma piuttosto che ripensare il sistema previdenziale pubblico per poter assicurare una pensione dignitosa a tutti, si propone l’adesione obbligatoria alla previdenza complementare.

 

L’idea non è nuova ed è stata rilanciata il 28 giugno scorso da Rino Tarelli, ex sindacalista Cisl di lungo corso ed oggi presidente della Covip, l’organismo di vigilanza sui fondi pensione, nel corso della presentazione della relazione annuale della commissione.

 

La scarsa fiducia dei lavoratori nei fondi pensione emerge dal dato di adesione registrato nel 2013 (solo il 27% degli occupati), mentre cresce il numero dei lavoratori che smettono di versare i contributi ai fondi per scarso reddito o perché senza più lavoro (1,4 milioni nel 2013). Il rendimento dei fondi su un arco di tredici anni è pressoché in linea con quello del Tfr: allora perché i lavoratori dovrebbero rischiare i soldi della propria liquidazione nei fondi pensione?

 

Alla proposta Renzi-Madia di soppressione della commissione e di assegnazione delle relative funzioni alla Banca d’Italia, Tarelli risponde rilanciando sulle competenze della Covip che, secondo l’ex sindacalista Cisl, dovrebbe sommare alla vigilanza sulla previdenza complementare anche  quelle sull’assistenza sanitaria integrativa. Dopo aver contribuito allo smantellamento del sistema previdenziale pubblico, i sindacati complici pretendono di avere un ruolo di primo piano anche nello smantellamento del sistema sanitario pubblico, avanzando un’idea di welfare completamente asservito agli interessi del capitale privato e poco attento ai bisogni delle persone.

 

USB torna a porre l’attenzione sulla necessità di un rilancio della previdenza sociale pubblica, a partire dalla cancellazione della Riforma Fornero, che ha ulteriormente innalzato l’età per la pensione mentre in Europa s’incomincia a registrare una controtendenza, per continuare poi con una completa revisione delle modalità di calcolo dell’assegno pensionistico e  scongiurare gli effetti dell’attuale sistema contributivo che, a regime, produrrà pensioni da fame anche al di sotto dell’assegno sociale.

 

Reperire le adeguate risorse per assicurare in futuro una pensione dignitosa a tutti è possibile se:

-    si sottrae una volta per tutte la spesa per l’assistenza dal bilancio dell’Inps mettendola a carico del bilancio dello Stato;

-    si rivedono le regole del mercato del lavoro cancellando tutte le forme di precariato diffuso, restituendo al contratto di lavoro a tempo indeterminato la funzione di principale riferimento dell’attività lavorativa dipendente;

-    si attua una vera lotta all’evasione contributiva rafforzando le funzioni di vigilanza anche con nuove assunzioni per impedire il proliferare del lavoro nero e dello sfruttamento.

 

Ogni anno i dati ufficiali registrano un’evasione fiscale pari a 160 mld, un’evasione contributiva che ammonta a 260 mld e un costo della corruzione pubblica di 60 mld. Se si recuperassero tali risorse lo Stato potrebbe contribuire in quota parte a coprire i costi necessari ad assicurare assegni pensionistici adeguati, mentre l’attuale sistema di calcolo della pensione contributiva scarica sul singolo lavoratore il rischio di costruirsi nel tempo una pensione relativa a quanto si è versato: più il reddito è alto e più sono di conseguenza elevati i contributi versati, più alta un domani sarà la pensione. E’ un sistema che cancella ogni forma e concetto di solidarietà.

 

E’ necessario ripensare tale sistema oggi e in fretta, prima di costruire una società di vecchi indigenti abbandonati dallo Stato al loro destino.

 

USB ha costruito due importanti appuntamenti a giugno:

-    il 19 giugno lo sciopero generale del pubblico impiego e dei lavoratori delle società a capitale pubblico o partecipate che operano nel settore pubblico, articolato in manifestazioni regionali;

-    il 28 giugno, insieme ad altri sindacati conflittuali, ad associazioni e movimenti, una manifestazione nazionale a Roma alla vigilia dell’inizio del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione europea, avviando un contro semestre europeo che sarà caratterizzato da iniziative di opposizione alle politiche di sacrifici e tagli al welfare, di smantellamento dei diritti dei lavoratori, di precarizzazione diffusa.

 

Sono due tappe importanti di un percorso di mobilitazione che ha nella piattaforma rivendicativa il rilancio della previdenza sociale pubblica e,  complessivamente, del welfare, per riconquistare i servizi pubblici soppressi o esternalizzati.

 

Non si esce dalla crisi se non s’interviene sui redditi, rinnovando i contratti di lavoro scaduti, e sull’occupazione, con nuovi posti di lavoro nei settori portanti come sanità e istruzione, investendo nella messa in sicurezza del territorio e nella valorizzazione del patrimonio artistico e culturale del Paese.

 

Basta con la politica di tagli e di sacrifici: lo Stato promuova buona occupazione e torni ad investire nei servizi pubblici.