Noi continuiamo …..e quella del 28 febbraio a Milano è un'altra tappa!

Roma -

Il Jobs Act è approvato e i decreti attuativi emanati dal Governo Renzi a seguito della legge delega approvata dal parlamento a fine 2014 in alcuni casi addirittura peggiorano le linee guida uscite da Camera e Senato.

E' triste ed inutile dire “l'avevamo detto” quando a farne le spese sono i lavoratori, ma questa volta la rabbia supera qualsiasi altro sentimento.

Rabbia perché ci ricordiamo lucidamente quanto affermato da molti esponenti del PD e della Cgil sui possibili miglioramenti che potevano essere apportati in fase di attuazione della legge. Ma visto che si tratta di una “legge delega”, tutti sapevano che il Parlamento non avrebbe potuto modificare un bel nulla e che Renzi e Poletti avrebbero avuto carta bianca. Non li hanno fermati gli “starnuti” della “sinistra” del PD, le “feroci” reprimende (a parole) di esponenti della Cgil con la Camusso in testa. Renzi si è fatto dare una delega in bianco e ci ha scritto sopra quello che voleva!

Rabbia perché assistiamo al solito gioco delle parti quando sui telegiornali si susseguono noti e meno noti esponenti della politica e del sindacato CgilCislUil che avrebbero potuto fermare la macchina di Renzi ed hanno preferito esprimere qualche critica soltanto quando il traguardo è stato superato, quando i diritti dei lavoratori sono stati ridotti a merce di scambio per i loro equilibri interni.

Rabbia perché non siamo riusciti a far comprendere a coloro che in buona fede in Cgil pensava di poter dar seguito allo sciopero del 12 dicembre a Roma, che quella giornata non ha rappresentato l'inizio di un percorso di lotta ma, al contrario, la fine di qualsiasi opposizione reale all'attacco alle nuove normative sul lavoro da parte della Cgil.

Rabbia perché un Alfano qualunque può dire apertamente e pubblicamente che questo governo è riuscito a cancellare lo Statuto dei lavoratori e l'Articolo 18.

Rabbia perché si lascia alla Lega la falsa bandiera della difesa delle pensioni quando dovrebbe essere patrimonio delle forze sindacali e politiche più sensibili alle questioni sociali.

Rabbia perché ormai si parla di guerra e razzismo con estrema superficialità e con aperta strumentalità e la Lega marcia su Roma per estendere la sua sfera di influenza politica.

 

Rabbia perché il mediterraneo è diventato un cimitero dove muoiono migliaia di bambini, donne e uomini in cerca di un futuro e qui la Lega e la peggiore destra italiana stanno facendo di razzismo e xenofobia la loro principale bandiera.

 

Rabbia perché la cementificazione delle città aumenta e con l'EXPO nei prossimi mesi ed anni Milano subirà una una speculazione edilizia senza precedenti, pagata con il sudore e la dignità di migliaia di giovani che “lavoreranno gratis”, la nuova forma di auto-finanziamento delle industrie, santificata dal Governo e da Cgil, Cisl e Uil che ne hanno accettato e sottoscritto le modalità.

Rabbia perché la povertà aumenta, insieme a coloro che non hanno più un tetto sulla testa ed a chi non ha i soldi per curarsi, ma i problemi della “politica” e del “palazzo” rimangono la riforma elettorale, quella delle istituzioni e della televisione.

Rabbia perché si continua a morire di lavoro e di inquinamento e ai colpevoli di disastri come quello dell'Eternit vengono cancellate anche le miti pene alle quali erano stati condannati.

Rabbia perché nei posti di lavoro la democrazia non riesce ad entrare e l'accordo del 10 gennaio dello scorso anno, giorno dopo giorno, sta divorando quel poco di trasparenza e di democrazia che erano rimaste.

Ma rabbia e sconcerto non sono stati d'animo adeguati alla necessità di cambiamento. Ci vuole intelligenza e determinazione, coraggio e partecipazione! Dobbiamo costruire un'alternativa sociale e sindacale vera e per fare ciò è necessario mettere in campo mattone su mattone, parola dopo parola, lotta dopo lotta, iniziativa dopo iniziativa.

Questo rappresenta il 28 febbraio a Milano! Un pezzo del percorso di cambiamento e di mobilitazione che per noi non si è mai interrotto.