PENSIONI, UN PESCE PILOTA DI NOME BOERI

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Dopo la doccia fredda dell’intervento con il quale il governo ha svuotato la sentenza della Corte Costituzionale che aveva dichiarato l’illegittimità del blocco della perequazione delle pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo per il biennio 2012-2013, lavoratori e pensionati continuano ad essere in ansia per le misure che il governo assumerà in campo previdenziale con la Legge di Stabilità del 2016.


Il presidente dell’INPS, Tito Boeri, fin dall’avvio del suo mandato a febbraio 2015 ha annunciato che entro giugno di quest’anno avanzerà al governo concrete proposte d’intervento sulle pensioni. Come la pensi Boeri sul sistema previdenziale è noto per chi ha letto i suoi articoli sul sito di economia “lavoce.info”: liquidazione delle future pensioni con il solo calcolo contributivo, che coprirebbe l’intero periodo lavorativo, compreso quello attualmente regolato dal sistema retributivo, oltre ad un ricalcalo con il sistema contributivo delle attuali pensioni superiori a € 2.000,00 lordi mensili. Per lavoratori e pensionati sarebbe un’ulteriore mannaia e una perdita secca del valore delle pensioni pubbliche, in media del 20%. A fronte di una pensione calcolata con il sistema misto (retributivo fino al 1995 e contributivo dal 1996 in poi) del valore di € 1.600,00 lordi mensili, la stessa pensione calcolata per intero con il sistema contributivo scenderebbe a € 1.300,00 lordi mensili.


Il presidente dell’INPS cerca di blandire la pubblica opinione richiamandosi al concetto di equità: poiché le future pensioni calcolate per intero con il sistema contributivo produrranno assegni pensionistici da fame, è “iniquo” secondo il suo ragionamento mantenere assegni pensionistici più favorevoli, poggiati su un sistema in parte solidale, mentre il contributivo è legato esclusivamente alla possibilità per il lavoratore di ottenere retribuzioni elevate e, di conseguenza, elevati versamenti.


Invece di preoccuparsi di correggere le storture del sistema contributivo, perché solo una minima parte di lavoratori potrà far conto su retribuzioni elevate, mentre la maggior parte avrà nell’arco dell’intera vita lavorativa retribuzioni medio basse, anche Boeri punta a far cassa oggi tagliando le attuali pensioni e quelle degli anni a venire, lasciando così immutata la condizione da morti di fame a cui saranno costretti in futuro i lavoratori che percepiranno tra qualche decennio la pensione contributiva. Per giunta si vorrebbe che i giovani lavoratori, con contratti saltuari, a tempo determinato, sottopagati e spesso in nero, aderissero ai fondi pensione della previdenza complementare privata, per assicurarsi in futuro un’integrazione alla mortificante e inadeguata pensione pubblica. Questo il vero scopo del progetto “La mia pensione” su cui Boeri ha mobilitato tutto l’Istituto da lui presieduto. Ma quali risorse economiche i giovani dovrebbero versare ai fondi pensione se non hanno i soldi necessari per abbandonare la casa dei genitori?


Noi pensiamo che non sia questa l’equità di cui i lavoratori e i pensionati abbiano bisogno. Serve un rilancio del sistema previdenziale pubblico, se necessario con un forte intervento dello Stato, per garantire una vecchiaia dignitosa ai lavoratori. Si colpisca la moltiplicazione degli incarichi, che gonfia le retribuzioni complessive dei manager pubblici, si faccia una seria politica di lotta all’evasione e alla corruzione, che rappresentano la vera cancrena che frena la crescita del paese e di cui il governo sembra disinteressarsene. Quello che non si deve fare è continuare a colpire i deboli, chi in questi anni ha pagato la crisi perché titolare di un reddito da lavoro dipendente, che sia stipendio o pensione. E’ il guaio di far parte di un segmento sociale ampio: se si toglie un euro a testa a milioni di persone si accumulano ingenti risparmi, se lo si deve concedere alle stesse persona diventa una spesa insostenibile dalle casse dello Stato. Boeri segue il solco di questa tradizione e non appare per nulla originale.


Su “Il Messaggero” del 3 giugno si è avanzata l’ipotesi che il presidente dell’INPS sia usato dal governo come una specie di “pesce pilota”. A giugno Boeri lancerà una proposta sulla previdenza che apparirà come un’iniziativa tecnica dell’INPS, che non impegna dunque il governo. Se la reazione sarà fortemente negativa il governo potrà facilmente rinnegarla, altrimenti ad ottobre con la stesura della Legge di Stabilità del prossimo anno potrà farla propria trasformandola in proposta politica.


La reazione ad ogni ulteriore tentativo di affossare il sistema previdenziale pubblico dovrà essere quindi forte, determinata e di massa. Cominciamo da subito, sostenendo la vertenza dei pensionati a cui Renzi vorrebbe restituire solo una parte delle risorse bloccate dalla mancata perequazione dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale.