Ilva: positivo bilancio assemblee USB. Verso la mobilitazione generale!

No alla svendita! Sì al lavoro ma non ad ogni costo!

È più che positivo il bilancio delle prime assemblee retribuite dei lavoratori Ilva convocate dall’Usb. Sia in termini di partecipazione numerica che di partecipazione alla discussione sulla situazione sempre più drammatica dello stabilimento siderurgico tarantino. Centinaia di lavoratori si sono confrontati in una discussione, a tratti complicata, sulle prospettive occupazionali, produttive e soprattutto sul diritto alla salute ed alla sicurezza dei lavoratori e della popolazione di Taranto.
Ad introdurre le assemblee la relazione di Francesco Rizzo coordinatore provinciale USB che ha ricostruito la situazione in cui versa Ilva a partire dai dati emersi,  in tutta la loro brutale crudezza, con lo studio Sentieri sul rischio mortalità dentro e fuori l’acciaieria.  Il decimo decreto salva Ilva, il quinto del governo Renzi, che  autorizza nuovamente a derogare alle disposizioni dell’AIA (Autorizzazione integrata ambientale) in palese violazione della Costituzione, è solo l’ultimo atto di una vicenda che sta divenendo emblema del livello di degenerazione del paese.
 Le manifestazioni di interesse di cordate di imprenditori e multinazionali dell’acciaio nei confronti di Ilva non solo non garantiscono le risorse necessarie per l’adeguamento ambientale della produzione, ma rischiano di consentire un nuovo decennio di impunità e saccheggio del territorio per poi abbandonarlo ai veleni ed alla disoccupazione. Imprenditori e multinazionali che pretendono garanzie di impunità, riduzione del costo del lavoro e licenziamenti o scorporo di migliaia di lavoratori da Ilva. Per queste ragioni USB ha proposto di assumere una posizione precisa sulla vicenda Ilva ed un percorso di mobilitazione generale che avrà come primo appuntamento lo sciopero del 26 luglio ed una manifestazione che abbraccerà simbolicamente Ilva e Eni. Abbiamo denunciato inoltre la grave è colpevole  assenza di un progetto complessivo per la città.
Occorre dire  No alla svendita e chiedere che lo Stato torni a occuparsi direttamente di acciaio nazionalizzando Ilva e garantendo così l’adeguamento delle produzioni agli standard richiesti a protezione della sicurezza e della salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto. Sergio Bellavita nelle conclusioni delle assemblee ha ribadito il si dell’Usb al lavoro, ma non ad ogni costo! I lavoratori Ilva e la popolazione di Taranto vanta un credito sociale, politico ed economico enorme per gli atti criminosi compiuti sulla loro vita.
Ogni ipotesi di riconversione delle produzioni dello stabilimento necessità di un nuovo massiccio intervento pubblico. Nelle assemblee si è infine denunciata l’assenza di trasparenza e di democrazia da parte di Fim Fiom Uilm nel rapporto con i lavoratori alla luce delle ricorrenti voci di incontri riservati con il gruppo Arvedi.
Si è denunciata  infine l’esclusione di Usb nell’incontro ufficiale di una delegazione sindacale  con il ministro Calenda.
La vertenza va discussa e decisa insieme ai lavoratori, alle loro rappresentanze. Non accetteremo che si impedisca ad una organizzazione come Usb,  tra le più forti in Ilva a Taranto, di rappresentare nelle sedi ufficiali della vertenza la  voce delle migliaia di lavoratori che hanno dato ad essa fiducia e consenso.