Dalle periferie arriva la spinta

Napoli, 9 Luglio quartiere Soccavo


Sabato prossimo è in programma un incontro piuttosto inusuale a Soccavo, un quartiere della periferia occidentale di Napoli: attivisti ed abitanti provenienti da diverse periferie urbane proveranno a comporre un piano di azione comune per dare centralità alle emergenze sociali che sono cresciute nei loro territori.


Due dati accomunano oggi le tante periferie del nostro paese: in primo luogo esse sono diventate il luogo simbolo della disuguaglianza sociale, poiché è in queste zone che si concentrano i più alti tassi di disoccupazione e di esclusione sociale, di analfabetismo di ritorno e di carenza di servizi pubblici, è qui che si manifestano gli indici più alti di criminalità e di devianza sociale, è qui che la disgregazione sociale spesso si sposa con la disperazione. Ma l’altro dato che si è registrato in queste zone è quello emerso nelle ultime elezioni amministrative: è proprio in questi quartieri che il voto antirenziano è esploso con maggiore forza, anche in quelle città come Milano o Bologna dove poi alla fine sono prevalsi i sindaci filogovernativi.


La Carovana delle Periferie di Roma prova così a mettere in collegamento tra loro le diverse spinte al cambiamento, centrando l’attenzione proprio sulla necessità di invertire la rotta che in questi anni ha portato ad approfondire le disuguaglianze sociali. In questa discussione è importante non solo il confronto orizzontale “tra periferie” ma anche con l’amministrazione di Napoli e il sindaco De Magistris ed il gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle. Perché nelle città si possano effettivamente registrare dei cambiamenti significativi è infatti indispensabile che si modifichino le politiche governative, che in questi anni hanno tagliato i fondi agli enti locali ed hanno ridimensionato i loro margini di manovra. C’è bisogno di un forte movimento di resistenza nazionale nel quale si riconosca un vasto arco di realtà sociali assieme alle amministrazioni ribelli, che contesti la gestione del debito delle città, difenda il carattere pubblico delle aziende dei servizi e rilanci una politica di investimenti pubblici per il lavoro, la casa e la riqualificazione degli ambienti urbani. E c’è bisogno che tutto questo venga fatto tenendo presente il contesto europeo, dalla necessità di combattere i Trattati a quella di intercettare la forte spinta alla rottura con l’UE che viene proprio dalle periferie europee.


La particolarità dell’incontro di Napoli però non si esaurisce nel fatto che sono le periferie a prender la parola e che lo fanno senza chiudersi in un’ottica “periferica”.  E’ significativo che ad incontrarsi nello stesso luogo e nello stesso giorno siano anche contesti politici e sociali diversi. La mattina il mondo delle periferie organizzato in molte città attorno ad Asia/Usb ma nel quale è presente un arcipelago composito di tante realtà, da quelle che compongono a Roma la Carovana delle Periferie, con comitati di quartiere e centri sociali, fino al centro sociale Il Cantiere di Milano o agli abitanti de La Falchera di Torino. Il pomeriggio, a seguire, un’altra assemblea organizzata invece dal movimento Massa Critica di Napoli, nel quale convergono da tempo diverse realtà sociali e di movimento, che si propone di costruire dal basso, dalle città, la campagna per il No al referendum costituzionale.


Per l’USB si tratta perciò di un passaggio importante. L’azione nelle periferie fa parte da tempo della scelta strategica del nostro sindacato di svolgere una funzione ricompositiva del blocco sociale. Un’azione che non si esaurisce nell’attività sindacale ma che vede il sindacato impegnato in prima fila nella ricostruzione dei legami tra mondo del lavoro e territorio, assieme a movimenti e realtà che sul territorio svolgono una funzione significativa. Ma anche la prospettiva autunnale, della campagna per battere la controriforma costituzionale e mandare a casa Renzi, sulla quale siamo già impegnati con la costruzione dello sciopero generale, costituisce per l’USB un piano di confronto di grandissimo interesse. Perché la sfida che dobbiamo affrontare investe l’intero paese e non riusciremo a vincerla senza parlare a tutti quelli che di questi tempi stanno manifestando un’ansia di cambiamento.