Partecipate: 5.000 da eliminare, esuberi da ricollocare. A ferragosto arrivano le polpette avvelenate di Renzi.

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E così il consiglio dei ministri ha definitivamente approvato il decreto sulle aziende partecipate.

Nonostante i numerosi rilievi il testo è rimasto sostanzialmente immutato.Rimane l'elemento critico sulla natura delle aziende: una spa sarà naturalmente  orientata a logiche di mercato e ad una possibile quotazione in borsa.

E questo è l'obiettivo nascosto nel decreto che, assieme a quello sui servizi pubblici locali, di fatto introduce un poderoso percorso di privatizzazione di servizi pubblici fondamentali come rifiuti,  energia ed acqua, anche in barba ad un referendum che ha decretato la volontà del popolo italiano al mantenimento della gestione pubblica dell'acqua. 

Rimangono poi altri due nodi critici: il primo riguarda le aziende di trasporto pubblico locale, prevalentemente in dissesto, grazie anche a gestioni manageriali di chiara impronta politica che, secondo le previsioni del decreto, dovrebbero essere dismesse perché "in rosso": una straordinaria occasione di profitto per i tanti "squali"   privati che si sono già comodamente insediati su molte tratte di mobilità territoriale abbandonate dal pubblico, che producono sfruttamento degli operatori e scadimento del servizio.

La seconda, il personale in esubero delle aziende che saranno ristrutturate e dismesse. Le regioni avranno il compito di ricollocarlo.Abbiamo ancora presente e non conclusa la drammatica vicenda dei lavoratori delle province soppresse, scomparsi nel limbo del "portalone", divenuti di fatto invisibili e disoccupati. 

Con i vincoli vigenti sull'assunzione nelle pubbliche amministrazioni e gli esuberi ancora in essere, come è possibile pensare di ricollocare altri esuberi?Come sempre, niente di nuovo sotto il sole ferragostano: a pagare il prezzo pesante sono ancora utenti ed operatori dei servizi pubblici.

Per questo diventano ancora e più attuali e stringenti le motivazioni dello sciopero generale quest'autunno, a difesa dei servizi pubblici e della buona occupazione, della previdenza e della scuola pubblica, della sanità e dei diritti per tutti i lavoratori e lavoratrici e per gli immigrati.