USB: Parte la seconda gamba del Jobs act, alla faccia della Costituzione!

Mentre l’abolizione dell’articolo 18 e dei voucher tornano finalmente a tema dopo gli schiaccianti risultati del voto referendario, poco si parla del secondo pilastro del Jobs Act , quello che maggiormente interessa gli oltre 4 milioni di disoccupati.

Strana disattenzione questa da parte dei sindacati concertativi, tenuto conto che proprio quella norma fu varata nel 2015 e basata sul presupposto che lo Stato avrebbe avuto competenza esclusiva sulle politiche attive del lavoro e che la vittoria del NO ne ha inficiato i presupposti.


Tanti e troppi gli interessi convergenti su quel pilastro del Jobs Act (in primis quelli degli enti bilaterali) poiché apre un inesauribile mercato alle agenzie private del lavoro ed enti di formazione dove i disoccupati spenderanno il loro voucher ingannevolmente chiamato “contratto di ricollocazione”.


Non casualmente quella norma ( DL.gs 150/2015) fu salutata da tutti i sindacati e parti datoriali nonostante proponesse un modello di politica del lavoro già sperimentato con “Garanzia giovani” i cui esiti fallimentari sono ormai patrimonio di tutti. Ma il Ministro Poletti, attraverso il giornale di confindustria ci fa sapere che tra le sue priorità vi è il decollo veloce delle nuove politiche attive. L’agenzia nazionale ( Anpal) introdotta dal Jobs
act è a tutti gli effetti operativa e a Natale dovrebbe partire la prima sperimentazione dell’assegno di ricollocazione.


Alla faccia dei 19 milioni di No al referendum, il Governo prosegue indisturbato dai sindacati confederali. USB l’unica ad urlare a viva voce:

Stracciate quella riforma è incostituzionale!