Perché sto in Usb: 7 storie dal congresso di Tivoli

Nazionale -

Costantino Saporito, 44 anni, vigile del fuoco


Mi sono avvicinato la prima volta in RdB perché ho apprezzato molto la loro posizione sulla guerra nella ex Jugoslavia. Non era facile per un sindacato spiegare la ragione di un “NO” cosi forte, che ai profani potrebbe sembrare lontano dai temi affrontabili dal sindacato, senza cadere nel retorico o nell’anacronistico.


Dall’essere semplice iscritto, inizialmente io mi sono sempre occupato di aspetti legati al sociale, ho scoperto la semplicità e la forza di chi fa sindacato tra i lavoratori e da lavoratore per la società. E li mi sono sempre più sentito coinvolto in un progetto che realmente serve a tutti e che ci ha portati da RdB a USB.


 Molti, allora, dicevano che il progetto di USB era troppo ambizioso, altri ci hanno definiti “un carrozzone senza identità”… ma la verità è che noi abbiamo trasformato il modo classico di fare sindacato di base e ci siamo rivolti alla società con la forza e la semplicità di chi vuole essere uno strumento nelle mani dei cittadini.


Mi sono iscritto a USB perché qui mi sento di riuscire a lottare per il futuro.

Costantino Saporito

 

Lucia Donat Cattin, 44 anni, insegnante


Quando ho deciso di iscrivermi a USB l’ho fatto perché una compagna con cui avevo condiviso quasi 10 anni di lotte nei coordinamenti dei precari della scuola era riuscita, per la prima volta da anni, a far svolgere le nomine dei supplenti annuali in modo completamente regolare. In effetti non è stata una scelta particolarmente meditata, né politica, semplicemente un modo per riconoscere un lavoro svolto nell’interesse dei lavoratori e quindi nel mio stesso interesse.


Un paio di anni dopo, finalmente di ruolo, dopo soli 15 anni di precariato, ho iniziato a pensare che potesse avere un senso dedicare le mie energie e il mio tempo alla difesa dei diritti dei lavoratori della scuola che da decenni ormai vivono un netto peggioramento delle loro condizioni lavorative, sia che siano docenti, sia che siano personale ATA, sia che siano precari, sia che siano di ruolo. Una scelta non particolarmente pensata o meditata, né di particolare profondità politica.


Una volta entrata un po’ di più nell’attività di USB, due sono state le cose che mi hanno convinta a restare e ad aumentare il mio impegno. Da un lato, l’aver incontrato compagni disponibili ad una pratica sindacale realmente conflittuale, ma portata sempre avanti a partire dalla volontà del lavoratore, con estrema correttezza e rispetto per le situazioni e i vissuti di chi si trova in difficoltà e viene vessato, rischia di perdere il lavoro o non sa come esercitare un diritto. Una modalità di intervento che non avevo visto in altri sindacati cosiddetti “di base” e che sicuramente non esiste più da molto tempo tra i sindacati “gialli”.


L’altro aspetto centrale che mi ha portata ad una militanza più convinta è stato il progetto di un sindacato confederale, che mira a costruire un fronte unitario dei lavoratori, a ricompattare quel blocco sociale di sfruttati che il capitale ha smembrato, diviso, disperso e indebolito. Ma non solo, nella confederalità scelta da USB si concretizza il progetto di unire il lavoro sindacale “classico”, sui luoghi di lavoro, con le lotte che mirano a riconquistare e tutelare i diritti sociali ed economici e a difendere quelle categorie che vivono in modo più precario il rapporto con il mondo del lavoro, come i precari e i migranti.


Questo progetto, che oggi si materializza nella nascente Federazione del Sociale, è per me l’aspetto più importante e convincete del nostro sindacato: è un tentativo concreto di dare una risposta seria ed efficace a un sistema economico e sociale che sta letteralmente distruggendo quei diritti minimi che permettono una vita minimamente dignitosa, riportando il diritto alla casa, al lavoro, all’istruzione alla salute al centro della scena. La sola risposta, a mio parere, che si possa cercare di dare alla politica centralista e autoritaria dell’Unione Europea e ai populismi fascisti che vengono fatti passare per la sola pericolosissima alternativa all’esistente. Riportare al centro della scena le vite delle donne e degli uomini, delle loro figlie e dei loro figli, degli anziani, la dignità del lavoro, la scuola, la casa, la qualità di una vita che sia realmente degna di essere vissuti per tutte e tutti.

Lucia Donat Cattin

Silvia Bisagna, 43 anni, insegnante


Sono Silvia Bisagna e sono un’insegnante. Sono entrata in USB per proseguire, in un percorso sindacalmente e politicamente maturo, l’esperienza dei movimenti precari. USB era una scelta semplice: unico sindacato realmente e costruttivamente conflittuale all’interno di una realtà assoggettata e assopita, fervido di iniziativa, ricco di esperienze.


In USB Scuola ho proseguito il percorso con tanti compagni di lotta degli anni precedenti e ho iniziato ad allargare lo sguardo sugli altri settori del lavoro pubblico e privato, del non lavoro, del lavoro atipico. Con USB ho avviato il percorso RSU nella scuola, un percorso di tutela dei diritti dei lavoratori e di conflitto con le leggi che la scuola stanno massacrando.


USB Scuola sta crescendo sia nei numeri che nella credibilità grazie alle tante assemblee, presidi, azioni rivendicative reali e azioni di informazione e smascheramento della propaganda dei politicanti di turno e dei sindacati concertativi e sono orgogliosa di fare parte di questo processo di crescita e riacquisizione di coscienza di classe e di cultura dei diritti.


Grazie ad USB lavoro ogni giorno con e per i compagni del Pubblico Impiego e del Privato, con e per i compagni di Asia, i compagni migranti, i compagni disoccupati e interinali, interessandomi in particolare dell’aspetto comunicativo delle nostre azioni di lotta e di informazione sindacale e politica.


USB è un’organizzazione pronta ad affrontare ogni giorno, con forza e contenuti reali, gli attacchi sempre più duri che la politica eterodiretta dalla finanza sferra nei confronti dei lavoratori e dei cittadini. Per questo ne sono parte.

Silvia Bisagna

 

Alessandra Perrotta, 51 anni, funzionario tecnico Città Metropolitana di Genova

Ho scelto USB perché, in principio, come lavoratrice della Provincia di Genova, trasformata successivamente in Città Metropolitana  di Genova, ho vissuto il “provincicidio”. Tagli feroci hanno messo in ginocchio l’Ente e suoi lavoratori, rendendo insicuri strade, scuole e ambiente, e sopprimendo democrazia. Solo USB si è opposta fino in fondo. Perché la devastazione e la svendita dei servizi pubblici è generalizzata e solo USB li ha difesi con determinazione, combattendo esternalizzazioni e privatizzazioni.

Perché ho visto USB impegnata nelle storiche giornate del 18 e 19 ottobre 2013 a Roma contro le politiche sociali ed economiche padronali. Una  manifestazione nazionale che ha dato speranza alla ricomposizione di classe, con i lavoratori e i movimenti sociali per la difesa del territorio, dei beni comuni, del diritto all’abitare e dei servizi pubblici.

Per tutti i grandi NO che negli anni USB  ha gridato nelle piazze, mentre una marea di bandiere  rosse e colorate invadevano le strade,  dal NO alla controriforma costituzionale al NO alle politiche antisociali della UE e dei suoi banchieri, dal NO al modello di sfruttamento di EXPO Milano al NO allo schiavismo e al razzismo che colpisce i migranti, dal NO alla repressione legalizzata delle lotte al NO alle loro guerre e ai nostri morti.

Per la capacità di essere solidali, combattivi, generosi e coraggiosi come nessuno.

Perché insieme siamo imbattibili. Perché persone come Ferruccio e Abd El Salam sono sempre nel cuore.

Per tutte le donne di USB, grandi compagne che lottano anche contro la discriminazione di genere e il patriarcato.

Perché con USB  si può e si deve combattere per lavoro e stato sociale, e rivendicare l’uno e l’altro!

Perché con USB riprendersi tutto è possibile!

Alessandra Perrotta

 

Ariel Acevedo, 40 anni, Istituto pediatrico G.Gaslini

Nato a Valparaiso, Cile.
Meravigliosa Terra di lotte contro l'oppressione del fascismo di Pinochet e l'imperialismo americano.
Da 30 anni in Italia ho deciso di far rivivere quei sentimenti propri della mia terra natale con l'USB, schierandomi dalla parte dei lavoratori e dei cittadini in questa che considero la mia seconda casa.
In difesa dei diritti di tutti i lavoratori e in generale dell'essere umano, contro quelle politiche capitaliste e fasciste che negli anni 70 hanno devastato il mio paese e che continuano tutt'oggi a dominare il mondo.
Questo in onore di quelle persone che in Cile come in Italia hanno perso la vita per conquistare e difendere quei diritti fondamentali dell'individuo e della classe lavoratrice

El pueblo unido jamás será vencido!

Ariel Acevedo

 

Maria Sarsale, 40 anni, commessa Zara

All’USB non ci sono arrivata per caso. La prima volta che ho varcato la soglia di Via dell’Aeroporto, sede della federazione romana, avevo alle spalle 8 anni di esperienza in CGIL, anni di lavoro in nero, anni di lavoro nel commercio, ma soprattutto avevo ed ho lo spirito ribelle di chi, nato come me da genitori sessantottini, nutrita di ideali e argomentazioni filosofiche, non vuole proprio arrendersi a chi ci vuole far credere che “il mondo va così e non si può cambiare!”.

Avevo da poco strappato la mia tessera della FILCAMS, dopo che ci avevano fatto firmare un contratto integrativo indegno, in cui non solo non aggiungevano nulla di migliorativo, ma avevano di fatto cancellato anche alcuni diritti fondamentali, primo fra tutti il riposo domenicale.

Eppure non ero sfiduciata. Avevo già incrociato sulle pagine di facebook le battaglie del Commercio USB, avevo intravisto il progetto di questa organizzazione sindacale e avevo percepito che poteva esistere ancora una dimensione in cui “fare sindacato” non significasse piegare e svendere le istanze dei lavoratori alle esigenze di “conciliazione” di cui si ammanta la CGIL.

Ho trovato in USB una rappresentazione fedele del mondo del lavoro, un mondo in cui ormai i diritti stanno svanendo, col jobs act e con i diktat europei che impongono una precarietà funzionale all’unico scopo di garantire le condizioni di ricchezza di chi ricco lo è già, incuranti della crescente fetta di popolazione che sta scivolando nella povertà.

Ma soprattutto ho trovato in USB la voglia e il coraggio di LOTTARE, di non fingere che le contraddizioni non ci siano, e la voglia di incarnare quel CONFLITTO che quotidianamente si vive.

All’USB non ci sono arrivata per caso. L’ho scelto. Ho scelto di fare parte, e di fare anche la mia parte!, di questa organizzazione di voci diverse, ma capaci di produrre con un’unica melodia il rifiuto categorico dello stato delle cose, e al contempo la capacità di saper pensare, organizzare e realizzare un’altra realtà possibile.

Oggi, ancor più che il primo giorno, sono convinta che la grande forza distintiva di questa organizzazione sindacale sia nell’avere una visione chiara e penetrante del mondo del lavoro, tale che, pur in assenza di budget illimitati, può contare su una militanza consapevole e determinata.

Oggi, ancora una volta, e non a caso, SCELGO L’USB!

Maria Sarsale

 

 

 

Stefania Trevisan, GDO gruppo Unicoop Tirreno


Sono tesserata USB dal 2002, allora si chiamava Flaica poi RDB poi, con l'unificazione con altre sigle sindacali di base, USB.

 

Sono stata iscritta per circa 10 anni alla Filcams unica sigla presente, fino ad allora, nel mia azienda. Avevo avuto già problemi con la direzione ed ogni volta il delegato CGIL aveva voltato le spalle alle mie richieste di aiuto. Nel 2000 arriva la "volta di troppo" e dopo l’ennesima richiesta di aiuto andata a vuoto decido di togliermi da quel sindacato che prendeva soltanto senza mai dare.

 

In maniera casuale incontro una delegata RDB, mi dà il suo numero e dopo qualche giorno la contatto perchè quella "volta di troppo", quel diritto ancora negato premeva per essere ascoltato. Arrivo qui, vengo ascoltata, mi viene prospettato il percorso legale da percorrere ed esco da qui con la tessera d'iscrizione, il mandato all'avvocato ma soprattutto la gioia di aver trovato ascolto, empatia, rassicurazione. Tre anni e più di causa, alla fine una VITTORIA!

 

Da allora ho cercato di dare l'ascolto, l'aiuto e la concretezza che in USB ho trovato ad altri colleghi, siamo cresciuti giorno dopo giorno ed oggi "pesiamo" nella mia azienda.

NON ME NE SONO MAI ANDATA!

Stefania Trevisan