Riecco Banche e Confindustria: chissenefrega dei lavoratori e dei diritti, lo Stato difenda il capitale

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Il Sole24ore di oggi ci offre due interessanti e convergenti punti di vista sull’Unione Europea, quello delle banche e quello di Confindustria. Ambedue affermano con piglio deciso, attraverso importanti ed autorevoli personaggi - per le banche Angeloni, rappresentante della BCE e per l’associazione dei padroni il presidente Boccia - che ci vuole più Europa, intendendo per più Europa più Unione Europea, più Banca Centrale Europea, più istituzioni europee.


Nessuno provi a sgattaiolare, qui non si parla di popoli! Si parla di interessi importanti in gioco per il sistema bancario, primo fra tutti l’accesso facilitato al credito da parte della BCE di cui noi non abbiamo mai beneficiato, quel sistema che ha ricevuto centinaia di miliardi di assistenza dallo Stato per ripianare deficit e buchi da vero e proprio fallimento, ad esempio anche attraverso una sorta di nazionalizzazione di MPS che invece si nega per Alitalia o Ilva, e di altrettanti interessi per i padroni.


Boccia infatti va giù duro e dice che il problema non sono le pensioni ma che il tema centrale è il lavoro e quindi chiede ancora maggiori interventi di sostegno alle imprese italiane che sono il miglior esempio, già da molto tempo nel nostro Paese, del peggior capitalismo assistito di cui si abbia notizia nel mondo occidentale. Un capitalismo che senza lo Stato non è mai stato capace di fare davvero il suo mestiere sbandierando però ad ogni piè sospinto la sacralità del mercato e la sua primazia rispetto all’intervento pubblico.


Insomma ci risiamo, si sbaracchi la politica, si accantoni in fretta la campagna elettorale, si accantonino i toni xenofobi e da crociata che ora c’è da servire lor signori! Frega niente a nessuno delle condizioni in cui versa il Paese, quello vero, quello delle disuguaglianze e degli omicidi sul lavoro; quello della condizione di schiavitù che si vive in interi comparti del lavoro come la normalità; quello dell’impossibilità per i nostri precari, giovani e non, di arrivare a fine mese e farsi una vita normale; dei guasti profondi che ha prodotto nella società l’innalzamento senza freni dei toni razzisti e fascisti propalati a piene mani da chi oggi pure ha importanti responsabilità di governo. Soprattutto si cerca di nascondere che grande parte di questi guasti sono il frutto proprio di quella competizione internazionale globale in cui l’Unione Europea ci ha cacciato e che oggi diviene fortissima a fronte delle impennate nazionaliste impresse da Trump alle relazioni economiche internazionali.


Sarà il caso che i lavoratori italiani tornino a ragionare a partire dai loro interessi veri, fatti di salari, di pensioni adeguate e non concesse post mortem, di occupazione fatta di lavoro buono e di qualità, di uguaglianza sociale, di diritti uguali per tutti coloro che nel nostro Paese lavorano, di diritto all’abitare e di servizi sociali non soggetti alla mannaia del pareggio di bilancio che impedisce qualsiasi intervento per ridare qualità ed efficienza al nostro sistema di protezione sociale.


Nessuno si illuda, men che meno i lavoratori, che qualcuno impugni per loro conto la bacchetta magica e risolva i problemi, l’illusione elettorale è destinata prima o poi, come sempre, a fare i conti con la realtà.



Unione Sindacale di Base