8 MARZO 2012, C'E' ANCORA MOLTO DA FARE…

Nazionale -

Sono 245.462 gli infortuni sul lavoro che nel 2010 in Italia hanno coinvolto le donne, pari al 31,6% del dato complessivo. I settori di attività con maggiore incidenza infortunistica femminile sono nell’ordine: collaborazione domestica, sanità e servizi sociali, enti pubblici e locali. La maggior parte degli incidenti mortali che riguardano l’attività lavorativa delle donne avviene in itinere, nel tragitto casa/lavoro/casa.

Le donne rappresentano il 51,5% della popolazione in Italia, ma solo il 40,4% del totale dei lavoratori. Il 30% delle madri interrompe l’attività lavorativa per motivi familiari e solo quattro su dieci riprendono a lavorare, con differenze evidenti tra nord e sud.

Nel 2010 solo il 18% dei bambini sotto i due anni ha usufruito di uno dei servizi per la prima infanzia, come gli asili nido, un dato che mostra quanto siano ancora inadeguati i servizi nel nostro Paese.

Nel 2011 i morti per cause collegate al lavoro sono stati 1.170, di cui 663 sui luoghi di lavoro e gli altri in incidenti stradali o in itinere. La maggior parte degli infortuni mortali per lavoro riguarda gli uomini. Toccherà poi alle donne mandare avanti la famiglia, senza un aiuto da parte dello Stato o dell’Impresa.

C’è ancora molto da fare perché la donna in Italia abbia pari opportunità di lavoro e di carriera rispetto agli uomini, perché siano rispettate le misure di sicurezza sul lavoro, perché lo Stato risponda alle esigenze dei cittadini con servizi adeguati.

C’è ancora molto da conquistare e ben poco da festeggiare. Pensiamo si debba proseguire insieme, uomini e donne, nel difficile cammino per ottenere il rispetto della dignità di lavoratrici e di lavoratori, ma prima ancora di persone.

... anche  per  impedire che certe donne facciano del male alle altre donne!

L'auspicio del ministro  Fornero affinchè la chiusura dell'accordo sul mercato del lavoro porti la firma di tre donne – Fornero, Marcegaglia, Camusso – vorrebbe essere inteso come messaggio positivo alla vigilia della festa della donna dell'8 marzo.

Si tratta invece di uno messaggio intriso di ipocrisia e di inquietante conseguenze. E' sufficiente ricordare quanto peserà sulla vita delle donne l'allungamento dell'età pensionabile ottenuto senza colpo ferire, oppure quanti danni a quel pezzo di società – più della metà si ricorda spesso – che è costretta al doppio lavoro dentro e fuori dai luoghi della produzione e dei servizi.

“Occorre lavorare di più e più a lungo” ha dichiarato il governatore della Banca d'Italia Visco. Fino a morire di lavoro o – nel caso delle donne – di doppio lavoro perchè oltre alle “sorti del paese e del suo aggancio con l'Europa”, occorre tenere a mente tutti i giorni un lavoro di cura dei propri familiari ormai in via di completa dismissione da parte dello Stato e degli ex servizi pubblici. E' in tale contesto che categorie consolatorie come “le pari opportunità” aggiungono ipocrisia a ipocrisia.

Non sappiamo se l’eventuale firma su accordi che penalizzeranno i lavoratori e ancora di più le lavoratrici sarà di tre donne o di donne e uomini insieme, sappiamo bene però che a fare la differenza saranno  gli interessi di classe e le esigenze di vita al quale quegli accordi daranno la priorità. Ci stanno facendo la guerra, almeno ci risparmino l'ipocrisia.