Quota 100, come riuscire a peggiorare la legge Fornero

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Nonostante l'asfissiante campagna di pubblicità ingannevole, non solo la famigerata legge Fornero varata dal governo Monti non è stata "smontata", ma risulta essere ulteriormente peggiorata. A fronte di una riduzione dell'età pensionabile si realizza una riduzione dell'assegno pensionistico con la conseguente riduzione della spesa pensionistica in termini reali. Tutte le opportunità per accedere alla pensione prevedono un ulteriore riduzione dell'assegno pensionistico da erogare. Tutto questi in linea con le raccomandazioni della Commissione UE, FMI e così via.

QUOTA 100 non è altro che un pensionamento anticipato con parametri tra l'altro rigidi per cui in assenza di uno dei due requisiti (38 anni di contributi e 62 anni di età) e nonostante il raggiungimento della quota 100 (37 anni contributi e 63 anni di età) non si potrà accedere alla pensione. L'anticipo pensionistico comporta una decurtazione del 25% della pensione che si maturerebbe a 67 anni dovuta alla riduzione degli anni di lavoro e ai coefficienti di trasformazione applicati. Il mantenimento del calcolo contributivo a scapito di quello retributivo, il cui ripristino avrebbe senso come riforma reale, determina una pensione decurtata. Il divieto di cumulo appare sicuramente propagandistico nella misura in cui prevede deroghe per il lavoro autonomo occasionale, vale a dire con un reddito da lavoro pari a 5000 euro annui non dichiarabili. Chiaramente una misura costruita per favorire il pensionamento di lavoratori anziani ai quali viene consentito di proseguire il lavoro, a questo punto in nero, come compensazione per la riduzione della pensione e abbassamento del costo del lavoro per le imprese che potranno utilizzare i neopensionati senza impegno di assunzione. Il tutto per una sperimentazione triennale subordinata alla compatibilità finanziaria del bilancio statale e in caso di insufficienti risorse, l'esperimento si riduce o addirittura si sospende. Giusto il tempo per permettere alle imprese di liberarsi di forza lavoro che potrà essere in realtà riutilizzata come lavoro autonomo occasionale.


Alla fine della sperimentazione, se andrà in porto, viene promesso l'accesso alle pensioni con 41 anni di contributi senza limiti di età. È la stessa motivazione che sta a monte dell'introduzione del calcolo contributivo, vale a dire siccome è prevedibile che, vista la frammentarietà lavorativa, l'incongruità dei contratti e l'inevitabile frammentarietà dei versamenti dei contributi previdenziali, la quota 41 potrà essere raggiunta solo ad un’età molto avanzata, lo spettro dei 70 anni per maturare la pensione è sempre più visibile. L'erogazione del TFS per i dipendenti pubblici diventa un ulteriore regalo alle banche sotto forma di interessi erogati a carico dello stato per il 95% della spesa e a carico del pensionato per il restante 5%. Dimenticando che stiamo parlando di erogazione di soldi del lavoratore accantonati negli anni e non di prestiti bancari. La decorrenza del mese di aprile per i dipendenti privati e del mese di agosto per i dipendenti pubblici è un semplice marchingegno per ridurre l'impatto della spesa sulla legge di bilancio, dimenticando che le pensioni sono erogate con i contributi dei lavoratori e sono indipendenti dalla spesa pubblica e dal bilancio statale.

Che cosa ci saremmo aspettati dopo tanto baccano? Una revisione strutturale della legge Fornero che abbassasse  per tutti l'età pensionabile, la prosecuzione del calcolo retributivo in sostituzione di quello contributivo che falcidierà le pensioni dei giovani rapinate dalle modalità di calcolo e non dai pensionati in essere, una detassazione delle pensioni che sono tassate più dei redditi da lavoro equivalenti, la soluzione definitiva delle questioni esodati, precoci usuranti, senza penalizzazioni monetarie, la compensazione delle pensioni minime e portate a livelli di dignità sociale a prescindere dai contributi versati e non versati, la maturazione del diritto alla pensione ad un età certa e minore di quella attualmente fissata, quindi la sospensione dell'aspettativa di vita senza sostituirla con le finestre che di fatto la reintroducono, la perequazione delle pensioni al costo della vita senza le ridicole decurtazioni che aggiunte a quelle passate determinano un furto di migliaia di euro per ogni pensionato,.

LA PENSIONE DI CITTADINANZA è l'estensione del reddito di cittadinanza ai pensionati in difficoltà economica. Come per il RDC anche in questo caso i requisiti richiesti sono tali e tanti da ridurre drasticamente la platea degli aventi diritto. L'utilizzo dell'ISEE familiare è lo strumento principe per la negazione delle prestazioni e dei diritti sociali per cui allo stato sociale si sostituisce l'obbligo del welfare familiare a prescindere dalle reali relazioni familiari e dal rispetto dei diritti individuali. Così come congegnata la misura si prefigge di raggiungere 500.000 pensionati poveri. La realtà sociale è ben più grave, il 44% dei pensionati vive sotto la soglia di povertà e il 70,8% di pensioni sono inferiori ai mille euro. Se a queste cifre si detraggono le spese per le utenze, le addizionali Irpef, le spese sanitarie, le tasse locali è facile capire che il bacino di povertà è ben più ampio. Oltretutto coloro che necessitano dell'assegno sociale devono maturare il requisito dei 67 anni di età, vale a dire a povertà consolidata. Grazie all'incremento del requisito dell'età di accesso per l'assegno sociale, nel 2018 quest’ultimo ha subito una riduzione del 79% delle erogazioni. Più che lotta alla povertà sembra una lotta contro i poveri ai quali la beneficienza pubblica concede l'opportunità di passare dalla povertà assoluta alla povertà relativa.

LE ALTRE FORME DI PENSIONAMENTO IN ANTICIPO prevedono comunque un taglio all'assegno previdenziale. Opzione donna può subire un taglio fino al 40%, APE volontaria prevede prestiti bancari e riduzione dell'assegno, pensioni di anzianità viene sostituita l'aspettativa di vita con le finestre di accesso e così via.

LA PACE CONTRIBUTIVA consente di rastrellare contributi dai lavoratori discontinui con il miraggio di raggiungere i requisiti minimi per la pensione futura. Nulla è previsto per il recupero dell'evasione contributiva. Il taglio alle pensioni d'oro che fa il paio con il blocco parziale dell'indicizzazione delle pensioni normali, dimostrano come la tentazione di mettere le mani non solo sulla spesa pensionistica futura, ma anche su quella in essere, è sempre viva.

LE FORME DI SOSTITUZIONE DELLA PREVIDENZA PUBBLICA vedono ampliarsi i propri compiti consentendo ai fondi di solidarietà di erogare l'assegno straordinario per il raggiungimento dei requisiti della quota 100. Se consideriamo l'Ape volontaria e quella sociale, le sospensioni o assegni di esodo e ora i fondi di solidarietà, aumentano i soggetti eroganti pensioni che sono diversi ed esterni al sistema previdenziale pubblico. Tra l'altro il messaggio che arriva è quello dell'impresa che erogherà la pensione, un'estensione del welfare aziendale che subentra a quello statale.

Che dire, siamo sicuramente di fronte ad un’operazione elettoralistica di propaganda vergognosa, ma non solo, ci sono elementi di taglio, riduzione e privatizzazione delle pensioni e del sistema previdenziale pubblico che diventa indispensabile contrastare. La lotta alla povertà non si fa rendendo poveri quelli che ancora non lo sono, ma entrando nei meccanismi fiscali del sistema previdenziale. La nostra campagna nazionale per la riduzione della pressione fiscale sulle pensioni e l'utilizzo del gettito fiscale residuo per l'incremento delle pensioni minime e la costruzione di percorsi certi per la pensione futura dei giovani a fronte di una riduzione dell'età pensionabile, dimostra che è possibile un sistema previdenziale pubblico equo e solidale. Le risorse ci sono e sono interne al sistema, prodotte dai contributi dei lavoratori senza alcun intervento dello Stato, la spesa pensionistica, oltre a consentire l'esercizio del diritto ad una pensione dignitosa, è totalmente nostra e dobbiamo difenderla.

Unione Sindacale di Base